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Colpo di coda invernale: le possibilità attuali

  • Immagine del redattore: L'autore
    L'autore
  • 12 mar 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Abbiamo visto qualche giorno fa come l'onda lunga dello sconquasso generato dallo stratwarming stia influenzando ancora il meteo a livello emisferico. Questo perdurare di condizioni molto dinamiche è dovuto al fatto che, con la stagione invernale che ormai volge al termine, sta terminando anche la lunga notte artica ed i raggi solari stanno pian piano tornando a scaldare l'atmosfera nelle regioni polari. In questo periodo, quindi, il vortice polare non ha più la spinta necessaria a riprendere vigore ed a compattarsi dopo la disgregazione di fine febbraio e le masse d'aria fredda, soprattutto in quota, rimangono a "vagare" a latitudini più basse, provocando numerose depressioni. 

La distribuzione e la traiettoria di queste masse di aria fredda in quota determinano il meteo, come sempre accade. Ecco quindi che, dopo la colata gelida di fine febbraio con direttrice dalla Siberia all'Europa Centrale, nei giorni successivi le masse d'aria fredda sono andate a posizionarsi soprattutto in Atlantico, spingendo un treno di perturbazioni sul nostro Paese. Il rialzo termico degli ultimi giorni è ancora dovuto allo stesso fenomeno, una saccatura fredda in affondo sulle coste africane attraverso la Spagna ha spinto verso nord l'aria calda.

In questo spiccato dinamismo non deve sorprendere la possibilità di una nuova recrudescenza dell'inverno, nonostante la primavera sia ormai alle porte. I modelli cominciano a dare indicazioni sempre più attendibili sulla possibilità di nuovi episodi freddi per la prossima settimana. Il meccanismo è quello classico: il sollevamento dell'alta pressione in Atlantico verso le Isole Britanniche, con conseguente incursione artica sull'Italia. Lo possiamo vedere dallo scenario medio degli ensemble del modello ECMWF per il 20 marzo.

Nonostante si tratti di una media di ensemble (50 scenari ottenuti variando solo le condizioni iniziali all'interno di range compatibili con gli errori di misura), vediamo che la dinamica è abbastanza delineata ed i contorni della saccatura non sono eccessivamente "stondati". La conferma della buona validità della previsione ci è data dalla carta dello spread, che mostra quanto i vari scenari si discostino da quello medio.

Questa carta, di più difficile analisi, ci fornisce comunque alcune importanti indicazioni. Innanzitutto lo spread sull'Italia è su valori intermedi, segno che l'attendibilità è medio-bassa ma non quanto ci si potrebbe aspettare da una previsione ad 8 giorni in condizioni di forte dinamicità. Un'altra indicazione è data dalle due aree di spread elevatissimo: una in Atlantico ad ovest dell'Irlanda, l'altra sulla Scandinavia. Queste ci indicano che, nonostante l'arrivo sull'Italia di aria artica sia abbastanza probabile, la direzione da cui questa arriverà è molto incerta. Questo non è un dettaglio da poco, dato che una discesa di aria artica marittima (attualmente meno probabile) avrebbe effetti molto diversi da una artica continentale. L'ultima indicazione ce la fornisce l'area di spread medio alto sulla Spagna. Questo significa che vi è una possibilità importante che la saccatura possa prendere una via più occidentale rispetto all'Italia, fatto che esporrebbe soprattutto il sud a scenari addirittura più caldi della media del periodo.

Vediamo ora in termini di anomalie di temperatura quali sarebbero gli scenari possibili. Ancora una volta prendiamo lo scenario medio, l'unico valutabile con così alto anticipo.

La "colata" azzurra è ben evidente, ma se andiamo a valutare entità e dimensioni vanno fatte alcune osservazioni, per le quali ci avvaliamo anche della carta del relativo spread.

Tenendo conto dello scenario medio, la colata fredda avrebbe temperature inferiori alla media di massimo 8 gradi su Francia e Spagna, mentre sull'Italia si andrebbe dai circa 6 gradi al nord agli zero gradi al sud. Lo spread in questo caso è molto alto su Spagna e Francia, intorno ai 4 gradi, proprio a causa dell'eventualità che la saccatura prenda proprio quella strada: in quel caso le temperature arriverebbero quindi facilmente a 12 gradi sotto la media.

Sull'Italia lo spread è intorno ai 3 gradi in più o in meno, ciò significa che al nord si potrebbe arrivare anche a 9 gradi di anomalia termica negativa, che in questo periodo significherebbe gelate e neve (in caso di precipitazioni) anche in pianura. La strisciata arancione, cioè di spread molto alto, sui Balcani fino alla Russia è l'incertezza sulla discesa di aria artica-continentale e possiamo interpretarla come la sua probabile traiettoria nel caso essa avvenisse: anche in questo caso si vede che la spinta sarebbe appena sufficiente a raggiungere l'Italia.

Per concludere possiamo affermare che una nuova fase fredda è abbastanza probabile per l'inizio della prossima settimana. La natura è ancora incerta, con scenario più probabile una discesa di aria artica parzialmente continentale, di entità rilevante, ma niente a che vedere con il gelo di fine febbraio. La destinazione più probabile è oltralpe, con possibile affondo verso la Francia, il che significherebbe includere nel maltempo freddo il centro-nord italiano con prevalenza sul settore adriatico. La dinamica più probabile è quella, quindi, di ingresso di aria fredda dalla bora, con temperature appena sufficienti a causare gelate in pianura al nord, con scarse precipitazioni, relegate ai soliti fenomeni di sollevamento orografico sui versanti apenninici orientali. L'alternativa, attualmente meno quotata, è quella di un ingresso più occidentale, di tipo misto bora-Rodano, che porterebbe aria più umida e meno fredda con un calo termico meno marcato, ma con molta più neve sui rilievi. 

La prognosi potrà essere sciolta probabilmente non prima di 3-4 giorni, intanto possiamo affermare che il Burian-2, annunciato a gran voce da molti siti, non sarà neanche lontano parente del primo, anzi, con ogni probabilità non sarà nemmeno Burian.

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