Stratwarming, meteo estremo ed estrema confusione
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- 18 feb 2018
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Di stratwarming se ne parla da quasi un mese, cioè da quando i modelli ne hanno cominciato a fiutare la possibilità. L'interesse quasi morboso su questo fenomeno è legato alle sue potenziali ripercussioni sul meteo invernale alle nostre latitudini: anche se molti stratwarming passano praticamente inosservati senza alcun effetto meteorologico, è vero che alcuni degli episodi epocali di gelo in Europa e sull'Italia sono stati generati da questo fenomeno.
Lo stratwarming è un riscaldamento repentino della stratosfera nelle regioni polari su larga scala. A prescindere da quali ne siano le cause, non del tutto chiare, ciò che più importa ai meteorologi sono le sue conseguenze, prima su tutte l'effetto sul Vortice Polare. In condizioni normali, l'assenza di irraggiamento solare durante l'inverno nelle regioni polari ne provoca un raffreddamento a tutte le quote, sia in troposfera che in stratosfera. Questa grandissima massa di aria gelida ruota su se stessa alimentata dalla rotazione terrestre, come un enorme ciclone centrato approssimativamente nel polo. Questa rotazione fa sì che l'aria gelida rimanga compatta e confinata alle latitidini polari.
In troposfera capita piuttosto spesso che aria più calda venga sospinta verso nord a causa del formarsi di alte pressioni, generate dalle carattestiche geografiche e orografiche locali. Questi disturbi vanno a "rompere" la simmetria del vortice polare in troposfera, causando incursioni di aria gelida a latitudini più basse. La maggior parte di questi disturbi sono piccoli e locali, perciò le colate gelide che ne derivano interessano regioni limitate e durano poco, anche se in alcuni casi le configurazioni che le generano diventano più stabili ed importanti, caratterizzando il meteo per molti giorni in aree più estese.
Più raramente il vortice polare viene disturbato a partire dalla stratosfera. In questi casi onde di calore, probabilmente risalite proprio dalla troposfera, vanno a riscaldare in modo repentino la stratosfera polare. Questo riscaldamento può essere di molti gradi (anche di 60 °C), senza eguali in troposfera e può interessare un'area estesa quasi come l'intero Artico. Quando ciò accade, l'isola di calore in quota innesca una rotazione anticiclonica al posto della normale rotazione ciclonica, minando alla base la stabilità dell'intero vortice polare stratosferico, come accade quando girando un cucchiaino rapidamente in una tazza di latte, improvvisamente ne invertiamo il senso di rotazione.
Quello che accade in stratosfera non sempre si propaga alla troposfera, o comunque non ovunque. Se, quindi, le conseguenze locali della rottura del vortice polare stratoferico a causa dello stratwarming sono difficili da individuare, ancora più complicato è coglierne le influenze in troposfera, da qui la grande difficoltà a fare previsioni affidabili durante questi episodi.
Veniamo quindi ai fenomeni in atto. Tracciare i dettagli non è ancora possibile, per i motivi appena esposti, ma possiamo cominciare a studiarne la tendenza.
Per cominciare vediamo una carta delle temperature in media stratosfera sopra il polo, dove al centro è visibile una bolla calda che ha spezzato in due il vortice polare (le due chiazze blu).

Per vedere gli effetti in troposfera andiamo a considerare il grafico delle anomalie delle quote geopotenziali.

Aiutiamo a leggere questo grafico: da sinistra a destra c'è il tempo, dal basso verso l'alto la quota, i colori sono le anomalie nella quota geopotenziale. A parte i tecnicismi, si vede che le anomalie positive degli ultimi giorni (a destra), che sono massime alle alte quote, stanno arrivando fino alle quote più basse, segno che la troposfera ha cominciato ad essere influenzata dagli effetti in stratosfera.
Abbiamo detto dell'inversione del senso di rotazione dei venti zonali alle alte latitudini: ebbene ciò si traduce nelle nostre regioni in una retrogressione dei venti, che iniziano a spirare da est o nord-est su larga scala. L'aria che essi portano, chiamata artica continentale, è la più fredda e secca che possa arrivare sulle nostre regioni.
Cerchiamo di individuarne la traiettoria grazie al modello ensemble di GEFS per il 26 febbraio. Partiamo dalla media degli ensembles:

Le strutture principali che si evidenziano sono due saccature, una in Atlantico che va a scavare una depressione proprio sulle Azzorre, l'altra in Europa che andrebbe a veicolare l'aria dalla Russia verso la Mitteleuropa. Vediamo però, quanto la configurazione potrebbe allontanarsi da questa, valutando lo spread del modello.

Tutta l'area che va dall'arancione al rosso è affetta da affidabilità bassa, cioè il range di soluzioni possibili è estremamente ampio.
Bastano queste due carte per rendere l'idea che fare una previsione al momento, anche solo di tendenza, su ciò che potrà accadere negli ultimi giorni di febbraio è assolutamente prematuro. Le condizioni per un evento di gelo molto significativo in Europa ci sono, con le Nazioni dell'Europa Centrale maggior indiziate per l'arrivo del cuore gelido. L'intensità del gelo sarebbe estrema, quindi anche le nazioni non coinvolte direttamente dal cuore dell'irruzione potranno sperimentare situazioni di meteo invernale significativo. Tuttavia sia l'incertezza della posizione della depressione in Atlantico, sia la direzione difficile da prevedere della saccatura da nord-est, rischiano di lasciare l'Italia ai margini dell'evento: uno spostamento verso la Spagna della depressione atlantica, oppure lo spostamento dell'altra saccatura più ad Ovest, potrebbero innescare una risalita calda che farebbe da scudo all'Italia. Vi consigliamo di rimanere aggiornati per i prossimi sviluppi.
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