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La Criosfera di aprile

  • Immagine del redattore: L'autore
    L'autore
  • 4 mag 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

L'estensione media della copertura di ghiaccio dell'Oceano Artico in aprile è stata di 13,71 milioni di Kmq, cioè quasi 1 milione meno della media dell'ultimo trentennio e praticamente uguale al record minimo dell'aprile 2016. 

La situazione più grave rimane quella del Mare di Bering, dove la mancanza di ghiaccio marino ha caratterizzato tutto l'inverno, provocando seri problemi alle regioni costiere: senza la coltre di ghiaccio a frenare le onde oceaniche invernali, l'erosione delle coste ha costretto alcuni villaggi costieri a trasferirsi più nell'interno, mentre il poco ghiaccio presente è stato spesso spinto dalle mareggiate sulla costa, creando altri problemi. Nelle altre regioni dell'Artico il ghiaccio è sotto la media nel Mare di Barents, mentre altrove è molto vicino all'estensione media del periodo.

Il mese di aprile è sempre caratterizzato da una normale fusione stagionale dei ghiacci, che in questo mese si sono ridotti di circa 920.000 Kmq, comunque meno rispetto a quanto accade in media (1,1 milioni di Kmq).

La temperatura dell'aria sopra l'Artico è stata in alcune aree molto sopra la media, addirittura 10 gradi in più nel Mar Siberiano Orientale, 5 gradi in più nel Mar di Groenlandia Orientale e 3 gradi in più sulla Baia di Baffin. Temperature nella media si sono registrate sul Mare di Barents e sul Mare di Kara, mentre più freddo del normale è stato sul Canada e sulla Baia di Hudson.

La situazione dei ghiacci artici quest'anno è caratterizzata da un'età molto giovane, con gran parte del ghiaccio presente che ha meno di un anno di vita ed è per questo sottile e fragile, il che fa pensare ad un sua rapida fusione nei prossimi mesi. Uno dei campanelli di allarme in questo senso è la inusuale formazione di un foro nella banchisa a nord della Groenlandia (chiamato Polynya), che si è verificato a cavallo tra febbraio e marzo a causa delle alte temperature e del forte vento.

Dall'altra parte del globo, in Antartide, dopo un mese di marzo di rapida espansione dei ghiacci, la crescita ha rallentato in aprile, chiudendo il mese ad un'estensione molto vicina a quella dello scorso anno, che rappresenta un record negativo.

In contrapposizione ad una situazione delle regioni artiche tra le peggiori dell'era dei satelliti, la copertura nevosa dell'emisfero settentrionale continua ad essere molto al di sopra della media.

L'area coperta di neve in media ad aprile è stata di 32,059 milioni di Kmq, cioè 1,844 milioni di Kmq oltre la media dell'ultimo trentennio. Per dare l'idea l'area innevata in più oltre la media è grande oltre sei volte l'Italia e quasi quanto il Messico. Nella cartina sotto, in azzurro le aree dove la neve è rimasta a terra più della media, in marrone dove è rimasta meno.

Come si nota, la maggior parte dell'anomalia positiva è dovuta al Nord America. Se, infatti, in Eurasia l'estensione è praticamente uguale a quella media di aprile, in Nord America si è registrato la 4° maggiore estensione dal 1966, con l'Alaska che ha segnato il nuovo record.

Questa fusione più lenta del normale è dovuta soprattutto al fatto che lo spessore del manto nevoso è molto superiore alla norma, come si può vedere dal seguente grafico che riporta la quantità di neve accumulata in termini di Km cubi di acqua equivalente.

Questo apparente paradosso tra il poco ghiaccio ai Poli e la tanta neve nelle regioni sub-polari è in realtà spiegabile dai forti scambi meridiani di questo inverno. I venti da sud hanno sospinto i ghiacci verso nord ed hanno provocato forti avvezioni calde ai Poli, mentre i venti da nord hanno generato avvezioni fredde a ripetizione, soprattutto in America, accumulando uno spesso strato di neve a più riprese, che ora fa fatica a fondersi.

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Dati e grafici da National Snow & Ice Data Center; Canadian Cryospheric Information Network; Rutgers University; Arctic Data archive System; Climate.gov

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